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Definition and meaning of fenice

Definition

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Fenice

                   
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  La fenice brucia in fiamme, da un bestiario medievale

La fenice, spesso nota anche con l'epiteto di Araba fenice, era un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu, che poi nelle leggende greche divenne la fenice. In Egitto era solitamente raffigurata con la corona Atef o con l'emblema del disco solare. Contrariamente alle "fenici" di altre civiltà quella egizia non era raffigurata come simile né ad un rapace, né ad un uccello tropicale dai variopinti colori, ma era inizialmente simile ad un passero (prime dinastie) o ad un airone cenerino, inoltre non risorgeva dalle fiamme ma dalle acque.

Nei miti greci (ma non solo) era un uccello sacro favoloso, aveva l'aspetto di un'aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, due lunghe piume — una rosa ed una azzurra — che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo) e tre lunghe piume che pendono dalla coda piumata — una rosea, una azzurra e una color rosso-fuoco —.

Il motto della fenice è Post fata resurgo ("dopo la morte torno ad alzarmi").

Indice

  Associazione con animali reali

Molti storici si domandano se sia esistita la fenice, facendo riferimento alle opere dei poeti romani, considerandola nulla di più di un prodotto della fantasia dei seguaci del Dio-Sole. Alcuni, tuttavia, credono che il mito possa essere basato sull'esistenza di un vero uccello che viveva nella regione allora governata dagli Assiri.

Gli antichi la identificavano col fagiano dorato, tanto che un imperatore romano si vantò di averne catturato uno.

Nella Bibbia, con l'ibis o col pavone; altri, con l'airone rosato o l'airone cinereo — basandosi sull'abitudine degli antichi egizi di festeggiare il ritorno del primo airone cinereo sopra il salice sacro di Eliopoli, considerato evento di buon auspicio, di gioia e di speranza.

Il volatile più idoneo a rappresentarla è la Garzetta: uccello simile all'airone, di cui numerosi esemplari vennero sterminati solo poiché i loro ciuffi costituivano le "aigrettes" usate per confezionare i pennacchi coi quali si adornavano le dive. Come l'airone che spiccava il volo sembrava mimare il sorgere del sole dall'acqua, la Fenice venne associata col sole e rappresentava il BA ("l'anima") del dio del sole Ra, di cui era l'emblema — tanto che nel tardo periodo il geroglifico del Bennu veniva impiegato per rappresentare direttamente Ra.

Quale simbolo del sole che sorge e tramonta, la Fenice presiedeva al giubileo regale. Ed essendo colei che ri-sorge per prima, venne associata al pianeta Venere — che appunto veniva chiamato "la stella della nave del Bennu-Asar", e menzionata quale Stella del Mattino nell'invocazione:

«Io sono il Bennu, l'anima di Ra, la guida degli Dei nel Duat. Che mi sia concesso entrare come un falco, ch'io possa procedere come il Bennu, la Stella del Mattino.»

E come l'airone, che s'ergeva solitario sulla sommità delle piccole isole di roccia che sbucavano dall'acqua dopo la periodica inondazione del Nilo che ogni anno fecondava la terra col suo limo, il ritorno della Fenice annunciava un nuovo periodo di ricchezza e fertilità. Non a caso era considerata la manifestazione dell'Osiride risorto, e veniva spesso raffigurata appollaiata sul Salice, albero sacro ad Osiride. Per questa stessa ragione venne riconosciuta quale personificazione della forza vitale, e — come narra il mito della creazione — fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina primordiale che all'origine dei tempi sorse dal Caos acquatico.

Si dice infatti che il Bennu abbia creato sé stesso dal fuoco che ardeva sulla sommità del sacro salice di Eliopoli. Proprio come il sole, che è sempre lo stesso e risorge solo dopo che il sole "precedente" è tramontato, di Fenice ne esisteva sempre un unico esemplare per volta. Da qui l'appellativo "semper eadem": sempre la medesima.

Era sempre un maschio, e viveva in prossimità di una sorgente d'acqua fresca all'interno di una piccola oasi nel deserto d'Arabia, un luogo appartato, nascosto ed introvabile. Ogni mattina all'alba faceva il bagno nell'acqua e cantava una canzone così meravigliosa che il dio del sole arrestava la sua barca (o il suo carro, nella mitologia greca) per ascoltarla.

Talvolta visitava Eliopoli (la città del sole, di cui era l'uccello sacro), e si posava sulla pietra ben-ben: l'obelisco all'interno del santuario della città (nota originariamente col nome di "Innu", che significa "la città dell'obelisco", da cui il nome biblico On).

  La morte e resurrezione

L'araba fenice è divenuto il simbolo della morte e risurrezione, si dice infatti "come l'araba fenice che risorge dalle proprie ceneri". Dopo aver vissuto per 500 anni , la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma.

Qui accatastava le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido a forma di uovo — grande quanto era in grado di trasportarlo (cosa che stabiliva per prove ed errori). Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l'incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme.

Per via della cannella e della mirra che bruciano, la morte di una fenice è spesso accompagnata da un gradevole profumo. Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva (o un uovo), che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice nell'arco di tre giorni, dopodiché la nuova Fenice, giovane e potente, volava ad Eliopoli e si posava sopra l'albero sacro, per altro si dice anche che dalla gola della Fenice giunse il soffio della vita (il Suono divino, la Musica) che animò il dio.

Ma nella antica tradizione riportata da Erodoto, la fenice risorge ogni 500 anni, come riportato da Cheremone, filosofo stoico iniziato ai misteri egizi o da Orapollo vissuto sotto Zenone. La fenice è una delle manifestazioni del sole come interpretato da Sbordone che riporta una grafia tarda del nome di Osiride costituita da un occhio e uno scettro.

  La storia

Storicamente parlando, viene menzionata per la prima volta in un libro, l'esodo (VIII secolo a.C.). Uno dei primi resoconti dettagliati ce lo fa lo storico greco Erodoto circa due secoli dopo:

« Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo paese (così dicono ad Eliopoli) soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante, e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila. »

Proprio a questo resoconto di Erodoto, dobbiamo l'erronea denominazione di "Araba Fenice". Ovidio, nelle Metamorfosi, ci narra della fenice, uccello che giunto alla veneranda età di 500 anni, termine ultimo della vita concessagli, depone le sue membra in un nido di incenso e cannella costruito in cima ad una palma o a una quercia, e spira. Dal suo corpo nasce poi un'altra fenice che, divenuta adulta, trasportò il nido nel tempio di Iperione, il Titano padre del dio Sole..

Ovidio dice:

« ... si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s'abbandona sopra, morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del genitore esce una giovane Fenice, destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e divenuta abbastanza forte, solleva dall'albero il nido (la sua propria culla, ed il sepolcro del genitore), e lo porta alla città di Eliopoli in Egitto, dove lo deposita nel tempio del Sole. »

Eliopoli, dove i sacerdoti di Ra conservavano gli archivi dei tempi passati. In quest'ottica, la Fenice era il nuovo profeta/messia che "distruggeva" gli antichi testi sacri per far risorgere una nuova Religione dai resti della precedente.

Tacito arricchisce la storia, scrivendo che la giovane fenice solleva il corpo del proprio genitore morto fino a farlo bruciare nell'altare del Sole. Altri scrittori descrivono come la fenice morta si trasformi in un uovo, prima di essere portata verso il Sole.

Il Fisiologo, primo bestiario cristiano, cita il favoloso uccello:

« IX) La fenice

C'è un altro volatile che è detto fenice.
Nostro Signore Gesù Cristo ha la sua figura, e dice nel Vangelo:

«Posso deporre la mia anima, per poi riprenderla una seconda volta».

Per queste parole i Giudei si erano scandalizzati e volevano lapidarlo. C'è dunque un uccello, che vive in alcune zone dell'India, detto fenice. Di lui il Fisiologo ha detto che, trascorsi cinquecento anni della sua vita, si dirige verso gli alberi del Libano, e si profuma nuovamente entrambe le ali con diversi aromi. Con alcuni segni si annuncia al sacerdote di Eliopoli nel mese nuovo, Nisan o Adar, cioè nel mese di Famenòth, o di Farmuthì. Dopo che il sacerdote ha avvertito questo segnale, entra e carica l'altare di sarmenti di legno.

Quindi il volatile arriva, entra nella città di Eliopoli, pieno di tutti gli aromi che sprigionano entrambe le sue ali; ed immediatamente vedendo la composizione di sarmenti che è stata fatta sull'altare, si alza e, circondandosi di profumi, un fuoco si accende da solo e da solo si consuma. Poi, un altro giorno, giunse un sacerdote e, dopo aver bruciato la legna che aveva collocato sopra l'altare, trovò qui, osservando, un modesto vermicello, che emanava un buonissimo odore. Poi, al secondo giorno, trovò un uccellino raffigurato. Il terzo il sacerdote tornò a vedere e notò che l'uccellino era divenuto un uccello fenice. Una volta salutato il sacerdote, volò via e si diresse al suo luogo antico. Se invero questo uccello ha il potere di morire e di nuovo di rivivere, nel modo in cui gli uomini stolti si adirano per la parola di Dio, tu hai il potere come vero uomo e vero figlio di Dio, hai il potere di morire e di rivivere.

Dunque come ho detto prima, l'uccello prende l'aspetto del nostro Salvatore, che scendendo dal cielo, riempì le sue ali dei dolcissimi odori del Nuovo e dell'Antico Testamento, come egli stesso disse: «Non sono venuto ad eliminare la legge, ma ad adempierla». E di nuovo: «Così sarà ogni scrittore dotto nel regno dei cieli, offrendo rose nuove ed antiche dal suo tesoro »

La lunga vita della Fenice e la sua così drammatica rinascita dalle proprie ceneri, ne fecero il simbolo della rinascita spirituale, nonché del compimento della Trasmutazione Alchemica — processo Misterico equivalente alla rigenerazione umana ("Fenice" era il nome dato dagli alchimisti alla pietra filosofale).

Già simbolo della Sapienza divina (cfr. Giobbe 38 verso 36), intorno al IV secolo d.C. venne identificata con Cristo presumibilmente per via del fatto che tornava a manifestarsi 3 giorni dopo la morte, e come tale venne adottata quale simbolo paleocristiano di immortalità, resurrezione e vita dopo la morte.

Dante Alighieri così descrive la Fenice:

« che la fenice more e poi rinasce,

quando al cinquecentesimo appressa
erba né biada in sua vita non pasce,
ma sol d'incenso lacrima e d'amomo,

e nardo e mirra son l'ultime fasce. »
(Inferno XXIV, 107-111)

Al giorno d'oggi sopravvive il modo di dire "essere una fenice", per indicare qualcosa di cui non si conosce l'uguale, introvabile, un esemplare unico e soprattutto inafferrabile, secondo il ben noto detto di Metastasio ("Demetrio", atto II, scena III):

« Come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. »

Tale espressione venne ripresa pari pari da Lorenzo Da Ponte nel libretto di Così fan tutte musicato da Mozart, per affermare l'impossibilità di trovare la fedeltà nelle donne:

« È la fede delle femmine come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. »

  Astronomia

La Fenice (abbreviazione: Phe) è anche una costellazione dell'Emisfero Sud, vicino a Tucana (il Tucano) e Sculptor. Fu così chiamata da Johann Bayer nel 1603, ed è costituita da 11 stelle. Assai curiosamente, questa costellazione è universalmente stata riconosciuta come uccello, ed è stata chiamata Grifone, Aquila, Giovane Struzzo (dagli arabi) e Uccello di Fuoco (dai cinesi).

  La fenice nel mondo

Vi sono controparti della Fenice in praticamente tutte le culture: sumera, assira, inca, azteca, russa (l'uccello di fuoco), quella dei nativi americani (Yel), e in particolare nella mitologia cinese (Feng), indù e buddista (Garuda), giapponese (Ho-oo o Karura), ed ebraica (Milcham):

  In Cina

«Un uccello mitologico, che non muore mai, la fenice vola lontano, avanti a noi, osservando con occhi acuti il paesaggio circostante e lo spazio distante. Rappresenta la nostra capacità visiva, di raccogliere informazioni sensorie sull'ambiente che ci circonda e sugli eventi che si dipanano al suo interno. La fenice, con la sua bellezza assoluta, crea un'incredibile esaltazione unita al sogno dell'immortalità».

The Feng Shui Handbook, feng shui Master Lam Kam Chuen

I cinesi hanno un gruppo di quattro creature magiche (detti "I quattro Spiritualmente-dotàti") che presiedono i destini della Cina, e rappresentano le forze primordiali degli animali piumati, corazzati, pelosi e con squame. Questi quattro animali sacri sono: Bai Hu (la tigre bianca) o Ki-Lin (l'unicorno) per l'Ovest; Gui Xian (la tartaruga o il serpente) per il Nord; Long (il drago) per l'Est; e, per il Sud, Feng (la Fenice) — detto anche Fêng-Huang, Fung-hwang o Fum-hwang.

Rappresentava il potere e la prosperità, ed era un attributo esclusivo dell'imperatore e dell'imperatrice, che erano gli unici in tutta la Cina ad essere autorizzati a portare il simbolo del Feng. Era la personificazione delle forze primordiali dei Cieli, e talvolta veniva rappresentata con la testa e la cresta di fagiano e la coda di pavone (ma siccome i cinesi desideravano dare al Feng i più begli attributi di tutti gli animali, lo raffiguravano con la fronte della gru, il becco dell'uccello selvatico, la gola della rondine, il collo del serpente, il guscio della testuggine, le strisce del drago e la coda di un pesce).

Nel becco portava due pergamene o una scatola quadrata che conteneva i Testi Sacri, e recava iscritte nel corpo le Cinque Virtù Cardinali. Si dice inoltre che la sua canzone contenesse le cinque note della scala musicale cinese, e che la sua coda includesse i cinque colori fondamentali (blu, rosso, giallo, bianco e nero), e che il suo corpo fosse una mistura dei sei corpi celesti (la testa simboleggiava il cielo; gli occhi, il sole; la schiena, la luna; le ali, il vento; i piedi, la terra; e la coda, i pianeti).

Il Feng viene a volte dipinto con una sfera di fuoco che rappresenta il sole, ed è chiamato "l'uccello scarlatto": l'imperatore di tutti gli uccelli. Nato dal fuoco nella "Collina del Falò del Sole", vive nel Regno dei Saggi, che sta ad Est della Cina. Beve acqua purissima e si ciba di bambù. Ogni volta che canta, tutti i galli del mondo l'accompagnano nella sua canzone di cinque note. Appare soltanto in tempi di pace e prosperità, e scompare nei tempi bui. Diversamente dal Benu, il Feng può essere maschio o femmina, e vivere in coppia — coppia che rappresenta la felicità della coppia di sposi. Al concepimento, è il Feng a consegnare l'anima del nascituro nel grembo della madre.

  In India

Nella cultura induista e buddista, la Fenice si chiama Garuda.

Ha ali e becco d'aquila, un corpo umano, la faccia bianca, ali scarlatte e un corpo d'oro. È uno dei supremi veggenti d'infinita coscienza. Narra la leggenda indù che Kadru, madre di tutti i serpenti, combatté con la madre di Garuda, imprigionandola. Garuda andò quindi a recuperare del Soma, che lo rese immortale, per liberare sua madre da Kadru. Viṣṇu, colpito da ciò, lo scelse come avatar (l'incarnazione terrestre) o destriero. Comunque, Garuda mantenne un grande odio verso i Naga (la famiglia dei serpenti e dei draghi), e ne ammazzava uno al giorno per pranzo. Poi però un principe buddista gl'insegnò l'astinenza, e Garuda riportò in vita le ossa di molti dei serpenti che aveva ucciso.

  In Giappone

In Giappone la Fenice figura col nome di Ho-ho o Karura (storpiatura del nome sanscrito Garuda): è un'enorme aquila sputa fuoco dalle piume dorate e gemme magiche che ne coronano la testa, ed annuncia l'arrivo di una nuova era.

  Fra gli ebrei e i cristiani

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Noè.

Nelle leggende ebraiche, la Fenice viene chiamata Milcham.

Una leggenda ebraica narra che Eva mangiò il frutto proibito, divenne gelosa dell'immortalità e della purezza delle altre creature del Giardino dell'Eden — così convinse tutti gli animali a mangiare a loro volta il frutto proibito, affinché seguissero la sua stessa sorte. Tutti gli animali cedettero, tranne la Fenice — che Dio ricompensò ponendola in una città fortificata dove avrebbe potuto vivere in pace per 1000 anni. Alla fine di ogni periodo di 1000 anni, l'uccello bruciava e risorgeva da un uovo che veniva trovato nelle sue ceneri.[1]

La fenice è cantata da numerosi poeti classici, come Ovidio (Metamorfosi XV), che scrisse che ogni 500 anni essa si rigenerava istantaneamente dalla proprie ceneri, in un nido di piante aromatiche che essa stessa costruisce.

I padri della Chiesa accolsero la tradizione ebraica e fecero della fenice il simbolo della resurrezione della carne. La sua immagine ricorre frequentemente nell'iconografia delle catacombe.

Dante Alighieri la cita in una similitudine dell'Inferno (XXIV 106-115).

  Paralleli con altre figure leggendarie

Quetzalcoatl, dio uccello (o serpente piumato) dell'America del Sud (Messico), aveva il dono di morire e risorgere; grande sovrano e portatore di civiltà. Da un'iscrizione Maya del 987 d.C.: «Arrivò Kukulkán, serpente piumato, a fondare un nuovo stato». I toltechi ne parlano come di un re-sacerdote di Tollan, che morì nello Yucatan, forse arso su un rogo (come la Fenice).

Wakonda, uccello del tuono degli indiani Dakota. Per i Sioux, "grande potere superiore", fonte di potere e saggezza, divinità generosa che sostiene il mondo e illumina lo sciamano

Nella narrativa dell'antica Persia è presentata con il nome di Homa o Seemorgh.

  Altre curiosità

Quattro piramidi furono dedicate alla Fenice:

  • quella di Cheope, presso Giza, detta "dove il sole sorge e tramonta";
  • ad Abusir, Sahura, "splendente come lo spirito Fenice";
  • Neferikare, "dello spirito Fenice"
  • Reneferef, "divina come gli spiriti Fenice".

Una interessante spiegazione ornitologica per il mito della Fenice, è che alcuni grandi volatili sbattono le ali sul fuoco per uccidere i parassiti col fumo. La Fenice, nel suo aspetto distruttore, viene a liberare il mondo dal male — i parassiti, appunto — bruciandolo col Fuoco Spirituale.

Fernand Crombette, nell'opera biblico-egittologica 'Giuseppe, Maestro del Mondo e delle scienze', associa il Bennu a Giuseppe d'Egitto. Molteplici simboli associano il Principe e il Phenix. Giuseppe risulta anche l'anticipazione del Cristo che muore e risorge. Messo a morte dai fratelli è associato alla porpora sanguigna, ma regale, risorge glorioso.

  La fenice nei fenomeni di massa

  • Hi no Tori (La Fenice) era il progetto più ambizioso del "padre dei manga" Osamu Tezuka, definito dall'autore stesso "l'opera della vita". Si tratta di un lungo affresco che narra la storia dell'umanità e la vana ricerca dell'immortalità da parte del genere umano, simboleggiata, appunto, dalla Fenice. La serie, cominciata nel 1954, fu interrotta, dopo dodici capitoli, dalla scomparsa dell'autore nel 1989.
  • Nel videogioco per nintendo DS Ace Attorney i primi tre capitolo hanno come personaggio l'avvocato difensore Phoenix Wright, chiaro riferimento alla fenice, inoltre viene raffigurato nel logo proprio come una fenice stilizzata sfruttando un effetto ottico.
  • Una fenice di nome Fawkes (nella versione inglese originale, in italiano si chiama Fanny) appare nella saga di Harry Potter come animale leggendario che appartiene al preside della scuola di Hogwarts, Albus Silente. Si può ipotizzare che sia di sesso maschile (è indicata con il pronome maschile in inglese, mentre in italiano è neutra poiché non si fa riferimento a maschio o femmina). Nella saga fa riferimento ad altri poteri straordinari della fenice: è in grado di sollevare pesi immensi e le sue lacrime hanno potere curativo. Albus Silente sostiene che le fenici siano animali da compagnia estremamente fedeli. Nel secondo libro Fanny aiuta Harry nella Camera dei Segreti, dando il cappello magico all'eroe dal quale esce la spada di Godric Grifondoro. Inoltre guarisce con le lacrime Harry, quasi ucciso dal veleno del Basilisco. Inoltre nel sesto libro, "Il principe mezzosangue", Fanny se ne va per la morte di Silente.
  • I Pokémon Ho-Oh e Moltres sono ispirati alla figura della fenice nella mitologia giapponese.
  • La Fenice appare come spirito invocabile in diversi videogiochi della saga di Final Fantasy. Il suo classico effetto è quello di far riprendere i sensi ai personaggi alleati sconfitti, e contemporaneamente infliggere danni di fuoco ai nemici.
  • Nel manga e anime I Cavalieri dello Zodiaco (Saint Seiya in originale) uno dei protagonisti, Ikki (Phoenix nella versione italiana), indossa l'armatura della Fenice che, una volta distrutta, è in grado di ricomporsi da sola in pochi minuti, ogni volta più forte e resistente di prima (proprio come la fenice che risorge dalle proprie ceneri), inoltre lo stesso personaggio ha attacchi legati al fuoco e il design dell'armatura è ispirato alla feng huan cinese. Nel prequel I Cavalieri dello zodiaco - The Lost Canvas, invece tra gli Spectre di Hades compare Kagaoh, cavaliere che indossa l'armatura del bennu animale sacro egizio dal quale si dice derivi la leggenda della fenice.
  • Nel manga e anime B't X, il B't Je T'aime (Tempest nella versione italiana) è ispirato alla fenice della mitologia cinese e, come quest'ultima, dopo la morte è in grado di rinascere ogni volta più potente di prima (pur essendo una macchina).
  • Nell'anime di Monster Rancher la fenice è l'unico monster in grado di competere contro Master Moo e di riportare al loro stato precedente i monster diventati malvagi.
  • In videogiochi come Final Fantasy la Fenice è un essere il quale se invocato è in grado, attraverso le sue fiamme (che intanto danneggiano il nemico), di ridare vita ai personaggi e anche allo stesso invocatore. Le sue piume vengono appunto usate per resuscitarli dalla morte.
  • Nell'universo Marvel, con particolare riferimento alle avventure degli X-Men, Fenice è un'entità cosmica con un potere praticamente illimitato. Si è manifestata la prima volta possedendo il corpo di Jean Grey, e successivamente ha posseduto diversi altri personaggi. Nella miniserie Il canto di guerra di Fenice[2] è stata imprigionata apparentemente per sempre nel cuore adamantino delle Naiadi di Stepford.
  • Nel manga ed anime giapponese " Hokuto no Ken" (in italiano: "Ken il guerriero") di Buron Son e Tetsuo Hara, l'immagine della Fenice viene associata a Souther (o Sauzer). Souther è il guerriero più potente della Scuola di Nanto e rappresenta la figura dell'Imperatore Supremo di questa Scuola. Dopo essere stato addestrato dal maestro Ogai, lo uccide a sua insaputa a quindici anni divenendo l'unico ed incontrastabile Maestro del Colpo della Fenice. In onore del Suo Maestro, fa costruire una Piramide in puro stile egizio. Alla cima di questa piramide esegue il suo ultimo e terribile colpo: "Il volo della Fenice" appunto. Souther ha una rara deformazione anatomica, per cui il suo cuore si trova sul lato destro del petto; poiché questo segreto annulla gli attacchi di Kenshiro (il protagonista), egli si autoconsidera immortale ed invincibile proprio come l'uccello mitico che incarna.
  • Nell'anime giapponese Gear Senshi Dendo,in italiano Gear Fighter Dendoh,la Fenice è la settima arma elettronica e cerca la speranza.Può ridare la vita alle armi elettroniche,come nell'episodio Ritorno alla vita,quando Unicorno Perforante e Leone Cerchiato vengono distrutti da un'infezione della bestia aliena Ragoh.Dona a Dendoh e al Gear Knight Ohga l'energia infinita,una situazione nella quale le batterie di Dendoh e Ohga non si scaricano,mostrando sulla barra della carica una luce rosa e la scritta INFINITY invece che MAX.La fenice è l'arma suprema,in grado di rilasciare il potere delle armi elettroniche in un colpo distruttivo e dona una velocità incredibile,in grado di evitare una serie di raggi alla velocità di 200 km/h.Nella battaglia finale dona ad Arthea due spade,e unendo il potere delle altre 6 armi elettroniche crea una lama in grado di uccidere il capo dei Galfer.
  • Nella serie animata Digimon, uno dei digimon protagonisti, precisamente Biyomon, in tutte le sue evoluzioni ha le fattezze della fenice. Nella "digievoluzione" diventa "Birdramon", un'aquila di fuoco. Poi "superdigievolve" in Garudamon, un digimon delle stesse sembianze della fenice e il quale nome è formato dalla desinenza "-mon", che è comune a tutti i digimon e "Garuda-", il nome della fenice nella cultura indiana. Infine, la sua "megadigievoluzione" è "Phoenixmon", un digimon che ha le esatte sembianze dell'uccello leggendario, con tanto di code dorate. Quindi un chiaro riferimento alla fenice.
  • Nel manga One Piece Marco, il comandante della prima flotta della Ciurma di Barbabianca, è in possesso dei poteri del frutto del diavolo grazie ai quali può trasformarsi in una Fenice circondata da fiamme azzurre che rigenerano le parti del corpo colpite dagli avversari. Marco viene appunto soprannominato "la Fenice".
  • La Fenice appare anche come unità mitica degli Egizi in Age of Mythology ed è raffigurata come un uccello infuocato con un becco simile a quello di un airone. Nel gioco la Fenice attacca con getti di fiamme e se uccisa appare un uovo nello stesso punto (solo su terreno pianeggiante), che permette di riportarla in vita con un costo in oro, a meno che l'uovo stesso non venga distrutto dal nemico.
  • Lo stemma della band dei Queen (disegnato da Freddie Mercury) include i segni zodiacali dei quattro componenti, sovrastati da un'Araba Fenice, scelta in segno di immortalità e speranza.
  • La Fenice dà il proprio nome a due vascelli visti in Star Trek: uno dei due veicoli è il primo vascello a volare a una velocità superiore a quella della luce (Star Trek: Primo Contatto) e il suo logo è appunto il mitico uccello che risorge dalle ceneri. L'altra, con numero di registro NCC-65420, è stata comandata dal Capitano Benjamin Maxwell; Miles O'Brien ha servito per un certo periodo su questa nave prima di trasferirsi sulla U.S.S. Enterprise.

  Note

  1. ^ G. Zaccagnini, Vivere senza paura. Scritti per Mario Bortolotto, EDT, 2007
  2. ^ X-Men: Phoenix Warsong nn. 1-5, novembre 2006-marzo 2007; prima ed. it. X-Men Deluxe nn. 150-151, Panini Comics, ottobre-novembre 2007.

  Bibliografia

  • Umberto Capotummino. L'occhio della Fenice - Sapienza e divinazione dall'antica Cina all'antico Egitto. Palermo, Sekhem, 2005. ISBN 88-902054-0-7
  • R. van Den Broek. The Myth of the Phoenix - According to Classical and Early Christian Traditions. E.J.Brill, Leiden, 1972.
  • Silvia Fabrizio-Costa (a cura di). La Fenice : mito e segno (simposio dell’università di Caen). Peter Lang, Bern, 2001. ISBN 3-906767-89-2
  • Françoise Lecocq :* Françoise Lecocq:
    • « L’empereur romain et le phénix », Phénix : mythe(s) et signe(s), ed. S. Fabrizio-Costa, Peter Lang, Berne, 2001, p. 27-56.
    • « Le renouveau du symbolisme du phénix au XXe s. », Présence de l’Antiquité grecque et romaine au XXe s., ed. R. Poignault, coll. Caesarodunum n° XXXIV-XXXV bis, Tours, 2002, p. 25-59.
    • « Les sources égyptiennes du mythe du phénix », L’Egypte à Rome, éd. F. Lecocq, Cahiers de la Maison de la Recherche en Sciences Humaines, n° 41, Caen, 2005. ISSN 1250-6419, reed. 2008 (p. 211-266).
    • « L’iconographie du phénix à Rome », Images de l’animal dans l’Antiquité. Des figures de l’animal au bestiaire figuré, Schedae 2009, n° 17, fasc. 2, p. 107-130.Université de Caen Basse-Normandie, p. 73-106. (FR)
    • « L’œuf du phénix. Myrrhe, encens et cannelle dans le mythe du phénix », L’animal et le savoir, de l’Antiquité à la Renaissance, Schedae 2009, n° 6, fasc. 1, p. 73-106 Université de Caen Basse-Normandie, p. 107-130. (FR)
    • « Le roman indien du phénix ou les variations romanesques du mythe du phénix », Présence du roman grec et latin, ed. R. Poignault, coll. Caesarodunum n° XL-XLI bis, Clermont-Ferrand, 2011, p. 405-429.
    • « Le phénix dans l'oeuvre de Claudien : la fin d'un mythe. Pour une lecture politique du phénix : quelques arguments », Claudien. Mythe, histoire et science, éd. F. Garambois-Vasquez, Presses universitaires de Saint-Étienne, coll. Antiquité. Mémoires du Centre Jean Palerne XXXVI, 2011, p. 113-157.
    • « Kinnamômon ornéon ou phénix ? L’oiseau, la viande et la cannelle », Prédateurs dans tous leurs états. Evolution, biodiversité, interactions, mythes, symboles, XXXIe Rencontre Internationale d'Archéologie et d'Histoire d’Antibes, ed. J.-P. Brugal, A. Gardeisen, A. Zucker, Éditions APDCA, Antibes, 2011, p. 409-420.
    • « Parfums et aromates dans le mythe du phénix », Liber aureus. Mélanges d'antiquité et de contemporanéité offerts à Nicole Fick, éd. S. Laigneau-Fontaine et F. Poli, Nancy, ADRA, coll. Études anciennes 46 (diff. Paris, De Boccard), 2012, 2 vol., 648 p., vol. I, p. 179-206.
  • Francesco Zambon, Alessandro Grossato. Il mito della fenice in Oriente e in Occidente. Venezia, Marsilio Editori, 2004. ISBN 88-317-8614-8

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